Un giovane ben vestito e dall’aspetto curato si avvicinò ad un anziano pescatore che quotidianamente stazionava sulla panchina del porto. Il giovane era benestante e rivestiva ruoli di potere nella società, mentre l’uomo era un instancabile lavoratore dall'indole umile e saggia.
Ogni giorno, passando per il porto, il ragazzo scrutava l’anziano seduto sulla panchina. Lo ammirava nel suo essere attorniato da bambini, animali ed in radiosa contemplazione del mare. Di tanto in tanto confrontava il volto pacifico e sereno di quell’uomo al suo, si guardava nello specchietto retrovisore e scopriva d’essere costantemente ansioso, infelice e adombrato, nonostante fosse circondato da ogni ricchezza materiale.
Così, un venerdì apparentemente ordinario, si decise a scendere dalla sua fiammante auto sportiva, si sedette accanto al pescatore ad osservare il mare e ad accarezzare i numerosissimi cani e gatti che girovagavano attorno a quella panchina, sembrandone quasi attratti magneticamente.
<< Voglio quello che hai tu >> disse il giovane. Il vecchio alzò il capo e mise una mano sulla spalla del ragazzo, restando in silenzio mentre quest’ultimo continuò: << Ho comperato una casa nuova, ho cambiato auto, ho denaro, donne e successo, eppure sono sempre insoddisfatto. Tu hai solo le vesti che ti vedo indossare ogni giorno, quel cappello bucato, eppure sei in pace…vorrei anch’io quello che hai tu, donami il tuo segreto te ne prego >>.
L’anziano si tolse il cappello scucito e sgualcito, lo pose sul capo del ragazzo dicendogli: << Tienilo, ora è tuo, te lo regalo >>. Il giovane rimase basito, non capiva cosa il pescatore stesse cercando di comunicargli, ma accettò l’omaggio ed aggiunse: << Ma così ora sei ancora più povero, come farai a riparare la tua fronte dal sole cocente? >>.
Il pescatore sistemò il berretto sulla testa del ragazzo e gli disse con voce compassionevole: << Tu volevi ciò che posseggo ed io te l’ho donato. Vuoi sapere come faccio ad essere felice? La verità è che mi occupo solo di ogni singolo istante presente. Se agli occhi delle altre persone o di questi animali appaio lieto, probabilmente è poiché non sono attaccato a nulla. L’attaccamento e la bramosia sono fonte di dolore, poiché nulla è eterno: tutto si evolve ed è destinato a cessare. Quel cappello un giorno si sfilaccerà e non sarà più in grado di svolgere il suo compito. Perciò è inutile trattenerlo con avidità, così come è fonte di sofferenza fissarsi sulle cose della vita, pretendendo che vadano in un certo modo. Quando le situazioni andranno nella maniera che desideri sarai euforico, ma quando esse muteranno ne soffrirai, perché non vivrai più la condizione di prima. Devi imparare a lasciare andare. Lasciare andare non significa disinteressarsi, al contrario: è il sentiero che conduce all’amore più puro per la vita, dato che la natura d’essa è mutevole e cangiante.
Vuoi essere felice, vero? Ama ed accetta te stesso e gli altri così come sono, con le tue e le loro imperfezioni. Non fuggire dal dolore, riconoscilo, accoglilo e prenditene cura come una madre farebbe con un figlio malato, solo così puoi superarlo e trasformarlo in gioia veritiera…in consapevolezza >>.
Il ragazzo si alzò dalla panchina, accese il motore della sua auto e guidò verso casa con il cappello sdrucito indosso.
La mattina seguente si svegliò e si accorse che aveva scordato di legare al muretto la sua collezione di aquiloni pregiati. Ben tre d’essi erano volati via, spinti dal vento forte ed ora giacevano tra le mani dei bimbi del porto.
Il giovane guardò i bambini correre ed inciampare fra le corde d’oro dei costosissimi aquiloni, ma non sentì più il bisogno di trattenerli. Accettò di vederne le tele sporcarsi di terra e acqua. Accettò il primo capello grigio sulla tempia sinistra, che quella mattina scovò riflesso allo specchio e sorrise come mai aveva fatto in trent’anni.
Quel giorno non accese il motore, ma trovò acceso se stesso e si recò nuovamente al porto, con occhi illuminati quanto il faro che rammenta la retta via ai marinai.
- ALESSANDRO DE VECCHI -